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Piccoli tibetani in fuga A scuola grazie all’Italia

Ogni anno 400 bambini valicano il monte Kailash, a quota 6mila, per poter studiare e crescere nel rispetto della loro cultura.

di Sara De Carli

C?è una poesia che racconta questo viaggio. È di Tenzin Tsundue, un poeta tibetano nato in esilio, in India. Si intitola Crossing the border. Parla di campi bianchi che uccidono e di una sorella abbandonata sul sentiero, i piedi feriti e assiderati. Tsundue il viaggio sul monte Kailash non l?ha fatto, ma certo ne ha sentito i racconti. Ogni anno sono 400 i bambini che lasciano la loro famiglia e si inerpicano sul monte sacro, 6.714 metri d?altezza. Il monte Kailash è la via che i tibetani percorrono per fuggire dal loro Paese. Centomila tibetani hanno già scelto l?esilio volontario: in alcuni casi intere famiglie, in altri bambini soli. L?idea è dei genitori, che vogliono per loro quell?istruzione che la Cina non garantisce: rispettosa della lingua e della cultura tibetana, e con un costo accessibile. Guanti, cappello, scarpe da ginnastica, una giacca a vento leggera: i bambini tibetani affrontano questo viaggio di tre settimane a quota 6.000 metri con lo stesso equipaggiamento con cui i nostri si tirano palle di neve sul marciapiede davanti alla scuola. Ci sono due spedizioni al mese, una quindicina di bambini per volta. I più piccoli hanno cinque anni. Qualcuno stringe la mano di un fratello più grande. Li accompagna un uomo che non si toglie mai il passamontagna: vive in Tibet, non vuole essere riconosciuto. La meta è Dharamsala, dove Pema, la sorella minore del Dalai Lama, gestisce una scuola: lì hanno già studiato 12mila bambini tibetani in esilio. Dopo due settimane di cammino la comitiva incontra un secondo adulto, un uomo che viene dal Nepal. Le scarpe nel frattempo si sono rotte, i guanti si sono lacerati, la pelle del viso è stata bruciata dal gelo e dal sole. Molti bambini alla fine del viaggio avranno un dito o un piede assiderato, che dovrà essere amputato. Qualcuno muore. Kathmandu, in Nepal, è una delle ultime tappe di questo viaggio. Qui i bambini ricevono il passaporto da rifugiato politico. La guida venuta dal Tibet fotografa i bambini davanti alla Stupa, tra le preghiere colorate che sventolano e le campane per i rituali: è l?ultimo saluto ai loro genitori. A Kathmandu la fondazione Butterfly onlus ha appena terminato una scuola che accoglierà anche alcuni di questi bambini. Ne sono già arrivati 27. È la Tashi Boarding School, diventerà la loro casa. «Abbiamo iniziato a costruire la scuola nel maggio del 2003 e ora si fa già lezione», spiega con soddisfazione Claudio Maneri, presidente della fondazione. La scuola ha undici classi, una palestra, una biblioteca, una mensa, un tempio per la preghiera, i dormitori per 50 ospiti. Il progetto è stato coordinato da Tashi Tsering Lama, presidente della Comunità tibetana in Italia. «La scuola sarà aperta a 180 bambini, nepalesi e tibetani», spiega Maneri. «Per questo proponiamo due formule per le adozioni a distanza: una per pagare i costi scolastici a un bambino che vive in famiglia, l?altra pensata apposta per i bambini che arrivano dal monte Kailash, che vivranno nella scuola». Il momento centrale dell?inaugurazione della scuola, il 28 marzo, Pasquetta in Italia, sarà la puja, la preghiera rituale e beneaugurante dei monaci. Uno dei bambini arrivati dal monte Kailash ha già pensato alla sua preghiera: «Ogni tanto provo una gran rabbia, fitta come le piogge di primavera. Ma passa subito, e mi ricordo che anche i cinesi sono esseri umani, e meritano la mia compassione». Che è tutta un?altra cosa da quella che intendiamo noi. Il punto Fondazione Butterfly onlus écoles sans frontières via Binda 16/b Milano tel. 02.8911637 www.butterfly onlus.org email: info@ butterflyonlus.org Presidente: Claudio Maneri


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